Il linguista Tullio De Mauro ha diffuso via Internet, alcuni anni or sono, i dati di un’indagine internazionale che si concludeva asserendo che il settanta per cento degli italiani ha un’insufficiente conoscenza della propria lingua madre. E questo perché la maggioranza degli italiani usa la propria lingua in modo concretamente referenziale ignorandone completamente l’aspetto linguistico e culturale.
Il fine che la Pedagogia Linguistica persegue è la formazione di un consapevole comportamento verbale che eviti qualsiasi manipolazione linguistica tendente a creare comportamenti di massa mediante la diffusione di contrastanti ideologie, pregne di intrinseche contraddizioni.
Nella definizione moderna della Democrazia si dichiara essere tale regime l’espressione più genuina del potere del popolo, in quanto arbitro della propria condizione sociale. Ma se siffatta asserzione fosse corrispondente alla realtà del momento non sarebbe necessario convincere nessuno e la propaganda politica non avrebbe alcuna ragione di esistere.
Si constatano nella nostra cultura due grandi istituzioni sociali che hanno contribuito allo sviluppo e alla formazione dell’uomo moderno, la Politica nel proporre benessere sociale e la Religione nell’espandere maggior sollievo spirituale. Per pura meschinità umana sono emerse però varie ideologie che hanno trasformato queste due fondamentali istituzioni in settarismi di puro interesse di parte. Ci si può chiedere ora, ragionevolmente, perché mai questi illusori allettamenti si siano dimostrati di così grande effetto sociale.
La spiegazione si ottiene facendo appello alla saggezza del passato, a Dante Alighieri, per esempio, che nel suo Convivio (Capitolo IV, Par. 3) si esprime in tal modo:
La maggiore parte de li uomini vivono secondo senso e non secondo ragione, a guisa di pargoli; e questi cotali non conoscono le cose se non semplicemente di fuori, e la loro bontade, la quale a debito fine è ordinata, non veggiono, per ciò che hanno chiusi li occhi de la ragione, li quali passano a veder quello.
Dal pensiero di Nicolò Machiavelli espresso nel suo Principe del 1532 (Capitolo XVIII) si apprende come i vari principi che posseggono il potere riconoscano assai bene il proprio interesse e che conseguentemente
Non può per tanto un signor prudente, ne debbe, osservar la fede, quando tal osservanzia li torni contro et che sono spente le cagioni che la fecen promettere, et, se li huomini fussen tutti buoni, questo precetto non saria buono, ma perché son tristi, et non l’osservarebbano a te, tu ancora non l’hai da osservar a loro, né mai a un principe mancarono cagioni legittime di colorare l’inosservanzia. Di questo se ne potrian dar infiniti esempi moderni, et monstrar quanti paci, quante promesse siano state fatte irrite, et vane per l’infedelità dei principi, et a quello che ha saputo meglio usar la Volpe è meglio successo, ma è necessario questa natura saperla ben colorire, et essere gran simulator et dissimulatore et son tanto semplici li huomini, et tanto obediscano a le necessità presenti che colui che inganna troverrà sempre chi si lascerà ingannare. Io non voglio, degli esempi freschi, tacerne uno: Alessandro Sesto non fece mai altro che ingannar huomini, ne mai pensò ad altro, et trovò suggetto da poterlo fare, et non fù mai huomo, che havesse maggior efficacia in asseverar, et con maggiori giuramenti affermassi una cosa, et che l’osservasse meno, non dimanco gli succederono sempre gli inganni perché, conosceva bene in tempi recenti questa parte del mondo.
P. Legrenzi e A. Mazzocco nel libro Psicologia del pensiero (Pag. 277) affermano che
La maggior parte degli errori degli uomini consistono non nel lasciarsi ingannare da errate conseguenze, ma nel lasciarsi andare a falsi pregiudizi da cui si traggono errate conseguenze.
Per chiarire ancor meglio l’effetto di suggestione sul sociale delle diverse ideologie è utile rammentare il distico di J. W. Goethe (1749-1832), apparso in un’opera postuma del 1827, Zahmen Xenien dove si manifesta un preciso riferimento all’innato senso religioso dell’essere umano. Nel contemplare le stupefacenti creazioni della natura e le singolari creazioni dell’ingegno umano l’animo ne rimane completamente affascinato per cui è possibile asserire che
Wer Wissenschaft und Kunst besitzt, Hat auch Religion Wer jene beiden nicht besitzt, Der habe Religion!
L’Autore sosteneva che chi possiede Scienza ed Arte, possiede pure la Religione, ma chi non possiede entrambe, gli sia concessa almeno di praticare la propria Religione.
Per riconosce l’influenza della parola nel sociale in tutta la sua complessità linguistica e culturale è necessario comprendere lo strumento utilizzato a tal fine, la lingua. Compito della Pedagogia Linguistica consiste pure nel definire il significato da attribuire alla singola parola in quanto sarebbe inconcepibile pensare di poter comunicare i propri pensieri o manifestare i propri sentimenti servendosi di parole di cui non si conosce il significato. Per la comprensione della complessità culturale della singola parola si consideri ora la parola italiana onore dal latino honos.
Il latino hŏnestās, da cui l’italiano onestà, rappresentava, nella cultura classica, la stima e la reputazione di cui una persona godeva, apprezzamento dovuto come riconoscimento di una superiore dignità personale. La Magistratura, carica onorifica, riconosceva nella personale dignità umana un essere superiore, il magister che possedeva qualcosa in più degli altri e tale possesso si manifestava mediante il proprio comportamento sociale.
Con l’honos in rerum - onore insito nelle cose - il latino esprimeva pure un proprio favorevole giudizio nei confronti della bellezza presente in natura, un apprezzamento culturale di dignità, sia per le persone, sia per le cose.
Testimonianza di una tale complessa onorabilità si constata in un componimento poetico (Epodi, 11, 6) di Quinto Orazio Flacco (Venosa 65 a.C - Roma 8 a.C) dove il poeta latino dichiara, rivolgendosi a Petti, di non aver più voglia di scrivere versi d’amore come prima perché colpito ora da amore struggente per teneri fanciulli e languide ragazze.
Petti, nihil me sicut antea iuvat
Scribere versiculos amore percussum gravi
Amore, qui me praeter omnis expetit
Mollibus in pueris aut in puellis urere
Hic tertius December, ex quo destitit
Inachia furere, silvis honorem decutit …
Nel confessare ormai lontano il tempo in cui furoreggiava per l’amante Inachia (tre dicembri son già passati) Orazio ricorre alla figura poetica del Dicembre nel considerare questo mese invernale come la causa della perdita negli alberi, per naturale caduta delle foglie, dell'onor delle fronde. E di questo onore nelle cose vi è chiara testimonianza nel latino honŏrārium da cui l’italiano onorario designante una ricompensa data a titolo d’onore in opposizione a paga o salario.
Cambiano i tempi ed i costumi, cambiano pure uomini e cose, ma di quell’onore del passato, culturalmente vissuto e comunemente apprezzato, rimangono ai nostri giorni onorario per le cose e onorevole per le persone.
In ogni singola cultura si manifestano oggettivamente particolari usanze e consuetudini come pure soggettive esperienze e convinzioni. Ne consegue che la parola cultura in senso lato presenta notevoli valenze polisemiche, sia che venga considerata oggettivamente patrimonio culturale di una determinata società, sia che con tale parola s’intenda l’espressione idiolettica che caratterizza culturalmente ogni singolo individuo nel proprio dire.
Il significato di cultura deve pertanto estendersi e rappresentare l’intima consapevolezza del proprio sapere poiché una persona ideologicamente acculturata, priva di una propria indipendenza intellettuale, difficilmente porrà in dubbio le proprie conoscenze da cui trarre giudizi. Con il possesso di un’adeguata competenza linguistica e la consapevolezza del proprio sapere si eviterà di cadere vittima di ogni sorta di inganno linguistico.
La lingua rappresenta uno scrigno di cultura e saper leggere una lingua significa poter conoscere il nostro passato, premessa essenziale per comprendere le condizioni culturali del nostro presente ed essere poi in grado di proporre e sostenere nel sociale una dignitosa convivenza umana per tutta l’umanità.